martedì 13 maggio 2008

Ma Grillo e Travaglio sono veramente voci scomode per i censori.




Dagli schermi della Rai Beppe Grillo dice cose (interessanti) su Umberto Veronesi e su altre persone e scoppia il finimondo. Travaglio dice cose su Renato Schifani ed è un altro fini­mondo. Fabio Fazio, il conduttore si dissocia immediatamente. Si urla allo scandalo, alla diffamazione, all'uso criminoso del servizio pubblico. Si in­voca un ricambio dei vertici. Professionisti della censura che fanno le verginelle indignate.
Il punto, invece, è che è dovere del servizio pubblico far sapere a tutti se qualcuno dice cose su personaggi di rilievo pubblico. Se poi quel che Travaglio sostiene è falso, l'interessato farà causa com’è suo diritto e la vincerà e alla lunga chi va in tv a dire il falso non sarà più credibile e dunque verrà, emargi­nato. Ma finora, ricordiamolo, Travaglio non ha mai subito condanne definitive nei processi per diffamazione intentati contro di lui: sarà per caso perché cita fatti e documenti e quindi le sue argomentazioni sono inattaccabili? Ecco cosa dà fastidio ai censori, che si scoprano le pulci dei padroni di cui sono servi sciocchi.