Ma Grillo e Travaglio sono veramente voci scomode per i censori.
Dagli schermi della Rai Beppe Grillo dice cose (interessanti) su Umberto Veronesi e su altre persone e scoppia il finimondo. Travaglio dice cose su Renato Schifani ed è un altro finimondo. Fabio Fazio, il conduttore si dissocia immediatamente. Si urla allo scandalo, alla diffamazione, all'uso criminoso del servizio pubblico. Si invoca un ricambio dei vertici. Professionisti della censura che fanno le verginelle indignate.
Il punto, invece, è che è dovere del servizio pubblico far sapere a tutti se qualcuno dice cose su personaggi di rilievo pubblico. Se poi quel che Travaglio sostiene è falso, l'interessato farà causa com’è suo diritto e la vincerà e alla lunga chi va in tv a dire il falso non sarà più credibile e dunque verrà, emarginato. Ma finora, ricordiamolo, Travaglio non ha mai subito condanne definitive nei processi per diffamazione intentati contro di lui: sarà per caso perché cita fatti e documenti e quindi le sue argomentazioni sono inattaccabili? Ecco cosa dà fastidio ai censori, che si scoprano le pulci dei padroni di cui sono servi sciocchi.